La Libreria Mondadori (foto Il Tirreno)
GROSSETO. Un gesto di civiltà, accoglienza e, perché no, anche una dimostrazione di avere fiuto per gli affari. O comunque passione per il proprio lavoro e attenzione ai clienti. C’è un po’ di tutto questo dietro alla decisione di Federica Falconi di abbattere lo scalino di ingresso della sua libreria, la Mondadori in corso Carducci a Grosseto, per realizzare uno scivolo che consenta di entrare nel negozio anche a chi è in sedia a rotelle o porta un passeggino o una carrozzina per bambini, senza essere costretto a manovre, leve o a farsi aiutare da qualcuno.
«Io sono qui da venticinque anni e da venticinque anni questo negozio è stato ristrutturato – spiega Federica – ma all’epoca l’abbattimento delle barriere architettoniche non era tra le cose contemplate».
La storia cambia quest’anno. «Diversi mesi fa, a maggio, è passata di qua Lorella Ronconi che stava andando a presentare il suo libro nell’auditorium di Banca Tema. Ci salutammo», racconta ancora ancora Federica. Lorella Ronconi, scrittrice, attivista grossetana per i diritti delle persone con disabilità, è costretta a muoversi su una sedia a rotelle e da anni si batte anche perché gli esercizi commerciali rimuovano gli ostacoli all’accesso, come del resto prevede la legge, che però viene puntualmente disattesa.
«Io avevo la pedana di legno per far entrare le carrozzine. – racconta Federica - Quel giorno lì tirai giù per l’ennesima volta per farla entrare». Ma proprio in quel momento quel gesto, fatto chissà quante volte in questi anni, ha preso un sapore strano. «Non è simpatico per il commerciante prendere ogni volta la pedana e metterla sullo scalino per consentire ai clienti di entrare, perché ti rendi conto che c’è un ostacolo», dice Federica. «Del resto, nonostante ci siano cartelli esposti con scritto “Il libraio invita a chiedere la pedana”, spesso le persone non la chiedono, forse per un discorso di imbarazzo».
Ma perché lasciare che un ostacolo impedisca, o comunque renda più complicato, l’accesso a un negozio? Perché limitare la platea dei clienti? E poi: anche la pedana è un ostacolo sul corso: qualcuno ci potrebbe inciampare. Tutti pensieri che da tempo affollavano la mente di Federica. «Quel giorno Lorella non disse niente però io mi ripromisi di fare qualcosa», racconta la libraia. E così è stato.
«Feci un viaggio – ricorda – e mi dissi: “Mi rilasso e al ritorno metto in pratica questo proposito”». Detto fatto. Ma certo non è stata una cosa risolta su due piedi. «Non è stato semplicissimo – spiega Federica – perché l’entrata ha poca possibilità di manovra. C’è voluto più del tempo del dovuto ma ce l’abbiamo fatta».
E la trafila burocratica che spesso viene raccontata come il vero impedimento alla messa in pratica di queste buone azioni? «Le pratiche edilizie non sono poi così complicate; se una cosa la vuoi fare la soluzione la trovi», dice Federica. «In fondo è uno scalino interno: devi solo decidere quando fare i lavori e chiudere al pubblico per diverse ore per qualche giorno».
Federica ha un merito in più. Il negozio non è suo, ma i lavori li ha realizzati (e pagati) lo stesso, senza peraltro chiedere fondi pubblici (il Comune mette a disposizione un piccolo budget). Risultato? L’investimento è stato più che ripagato. «In tanti mi hanno ringraziato per la sensibilità anche da parte di chi non è disabile», dice Federica. —
di Francesca FERRI
fonte : IL TIRRENO