Venticinque tra ipoudenti ed ex sordi assoluti con impianto cocleare – il cosiddetto orecchio bionico – sono stati formati all’ascolto di un concerto con una lunga riabilitazione.
Sordi assoluti che ascoltano per la prima volta un concerto. E’ successo qualche settimana fa all’Auditorium Arturo Toscanini della Rai di Torino grazie al progetto Beethoven, voluto da Carla Montuschi (Torino, ’69), un’audiometrista che si occupa della regolazione degli impianti e dello sviluppo della percezione uditiva. Una sorta di ‘accordatrice di orecchie’.
E’ stata lei, appassionata di musica sin da piccola, a mettere insieme la Rai (con il suo Centro Ricerche e Innovazione Tecnologica, quello di Produzione di Torino e di Responsabilità Sociale, e l’Orchestra Sinfonica Nazionale), il Dipartimento di Otorinolaringoiatria della Città della Salute e della Scienza di Torino, l’Università di Torino e l’Associazione APIC (Associazione Portatori Impianto Cocleare) del capoluogo piemontese per una iniziativa ancora in corso. Il suo ruolo è stato quello di preparare venticinque tra ipoudenti ed ex sordi assoluti con impianto cocleare – il cosiddetto orecchio bionico – all’ascolto del concerto con una lunga riabilitazione. Per avvicinarli alla musica ha usato il suo pianoforte.
“E’ stato tosto organizzare l’evento – afferma la dottoressa- Ho bussato a parecchie porte. Un giorno mi si è spalancata quella del Centro Ricerche Rai, e di conseguenza, quella della Responsabilità Sociale Rai, del Museo della Radio e della Televisione e poi, l’ultima, quella dell’Auditorium e dell’Orchestra Sinfonica. Quando mi hanno comunicato che gli oneri del cablaggio sarebbero stati a carico della Rai, ho pianto. Ero felice e orgogliosa che mi avesse accolta proprio quella azienda pubblica che, negli anni tra il ’60 ed il ’68, con il programma Non è mai troppo tardi alfabetizzò gli italiani. Segno che la Rai aveva compreso la necessità di far diventare la sordità una questione pubblica. Ho avuto anche l’appoggio del mio capo, il professor Albera, del responsabile del nostro centro impianti, il professor Canale, dei pazienti e dell’Associazione Portatori di Impianto Cocleare”.
Carla ha organizzato un ciclo di quattro appuntamenti preliminari – prove del concerto finale – in cui ha raccolto questionari di gradimento ed informazioni per programmare l’attività del prossimo anno, affinché l’evento non rimanga isolato. Al progetto, come si è detto, ha dato un grande sostegno la Rai che ha utilizzato una tecnologia conosciuta in tutto il mondo da venti anni, ma poco impiegata in Italia.
“Dal 4 aprile scorso – ci spiega Mauro Rossini, funzionario del Centro Ricerche Innovazione Tecnologia e Sperimentazione della Rai – la sala dell’Auditorium Rai di Torino Arturo Toscanini è stata attrezzata con un cavo di rame che circonda un settore della platea, circa 50 posti. Alla sua estremità è collegato un trasmettitore ad induzione magnetica. Quest’ultimo riceve il segnale dalla Regia Radio Rai. Il sistema è stato installato e certificato da un’azienda leader nel settore: la Omnia Com di Roma. Le persone con impianto cocleare o apparecchio acustico hanno potuto selezionare la ricezione tramite sistema TCoil e ascoltare esclusivamente il segnale audio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, senza interferenze o riverberi. Il segnale irradiato nell’anello proviene dai microfoni posizionati accanto agli strumenti. L’ascolto è privilegiato, uguale a quello del Direttore d’Orchestra. La tecnologia delle trasmissioni ad induzione magnetica è nota, ma a Torino siamo andati oltre, associando un evento culturale ad una riabilitazione assistita”.
Nel concerto è stata suonata la settima sinfonia di Beethoven. Perché? “Beethoven è l’icona della sofferenza che la sordità porta con sé – ci dice Carla –. L’immagine del senso di vergogna e isolamento per una disabilità invisibile, di una disgrazia che nel compositore, dato il suo talento, pareva essere una beffa del destino. Beethoven visse uno sconforto grande, tanto che invocò la morte nel 1802, come si legge nel celebre testamento di Heiligenstadt. Ma, tosto, lui tanto, fu capace di far emergere sentimenti di ribellione e rivalsa. La settima fu iniziata nel 1811 mentre si trovava nella città termale di Teplitz proprio durante un ciclo di cure. Nonostante il dolore della sua condizione, trasformò ogni affanno in gioia, perfezione. Stupisce che tanta bellezza possa essere stata concepita nella dimensione del silenzio. E’ un messaggio di resilienza che ben si concilia con il duro cammino delle persone impiantate”.
Intanto Rossini annuncia: “Il progetto si protrarrà fino alla fine della stagione dell’Orchestra Sinfonica e sarà riproposto l’anno prossimo. In futuro? Nuovi sistemi di trasmissione si stanno studiando nel mondo dell’accessibilità e inclusione per le persone con impianti cocleari e acustici. La tecnologia è in continua evoluzione e in Rai presso l’Auditorium della Radio di Via Asiago a Roma è in test un sistema digitale che permette la trasmissione via Ip e rete wireless. Speriamo che l’esempio Rai sia seguito anche da altri teatri e auditorium sia nel pubblico che nel privato”.
di Cinzia FICCO
fonte: Democratica